Le mie frasi
Tesoro della Terra: l’economia rossanese e le produzioni locali.
Rossano, fin dai tempi della sua fondazione (periodo romano da cui ne deriva il nome roscianum), ha basato la propria economia sulle sue produzioni locali e sul commercio tra il Mediterraneo e il resto dell’Europa. Con questa illustre definizione, possiamo dunque esprimerci criticamente su Rossano, come può essere inteso nazionale, internazionale ma soprattutto “cittadino”. Basti pensare già solo al fatto che, essendo Rossano, sin dai tempi del medioevo, ghiotta postazione militare per la sua posizione geografica, ha subito innumerevoli attacchi da parte dei Saraceni, ma grazie alla fortificazione delle sue porte, ed a una serie di acquedotti provenienti direttamente dalla Sila, i rossanesi del tempo riuscirono a chiudersi in se stessi creando una serie di giardini pensili grazie ai quali sopravvissero per molti anni. Da qui possiamo dedurre il forte spirito imprenditoriale che ha sempre caratterizzato Rossano nel corso dei secoli. Imprenditoria sì, ma gli operai?
Oggi difatti, l’economia rossanese è caratterizzata dai grandi e direi pochi imprenditori che sfruttano in maniera ottimale le materie prime che la nostra terra, la Calabria, è capace di regalarci. Da considerare in primis il nostro prodotto per eccellenza e per qualità, la liquirizia, pianta che cresce spontaneamente nel terreno particolarmente paludoso della piana di Sibari. Grazie alle caratteristiche naturali del terreno e alla salubrità del clima, si può affermare che in Calabria si ha la migliore qualità in tutto il contesto internazionale.
Ma la nostra Rossano non vive solo di questo.
Famose sono le sue coltivazioni di arance, mandarini e clementine che però di recente stanno subendo un ribasso inaspettato dei prezzi e quindi di guadagni per l’imprenditore e di lavoro per l’operaio. La causa di tutto ciò è dovuto principalmente all’import degli stessi prodotti dall’estero, con un prezzo sempre inferiore, che crea quindi una inutile concorrenza commerciale; ribadisco il termine “inutile” perchè non si può rapportare il prezzo del prodotto importato rispetto alla qualità esistente in Calabria. Di conseguenza, il lavoro diminuisce, viene sempre pagato meno e induce il ragazzo appena diplomato ad emigrare o per lavoro o per studiare (cosicché avremo un futuro di dottori e le nostre terre sempre meno coltivate). Purtroppo infatti la Calabria è ancora all’ultimo posto fra le regioni con il tasso di disoccupazione più alto, così che una delle soluzioni è stata la promozione dell’imprenditoria giovanile, intesa come unico mezzo attuale per vincere la disoccupazione giovanile. Negli ultimi anni, infatti, in particolare nella provincia di Cosenza, le imprese iscritte alla Camera di Commercio sono cresciute notevolmente.
Ma la Calabria, e in particolar modo Rossano, non si dà per vinta con questi discorsi economici o anti-economici che siano. Si continua ugualmente a produrre ciò che abbellisce la nostra natura, gli alberi più presenti e più belli: gli ulivi. Forte è la elaborazione di olio e olive semplici, schiacciate o sott’olio. A Rossano sono tante le industrie di olio, meglio definite come frantoi (trappisti in lingua locale), che purtroppo lavorano solo d’inverno nei quattro mesi in cui crescono le olive sugli alberi. La loro mission aziendale però è rappresentata da una politica di esportazione del prodotto senza essere definito come “prodotto nelle terre di Rossano”, ma va ad accumulare la produzione delle più grandi aziende produttrici di olio…in parole povere, sotto altro marchio. Altro fattore molto importante, è il lavoro che si fa per il reperimento della materia prima, le olive. I proprietari terrieri, che sono tanti, secondo una determinata politica di governo, vengono retribuiti da parte dello stesso, in base alle piante che si posseggono nel proprio terreno. Di conseguenza, essendo pagate le olive dai trappiti (perdonate il mio dialettismo) molto poco (rapportato al lavoro pesante, al gelo e in cattive condizioni, che si svolge), il proprietario preferisce riscuotere la somma di denaro da parte dello stato e non non raccogliere le olive, cosicché, le aziende produttrici sono costrette a comprare olive dall’estero… e la ruota riparte!
Oltre alla produzione dell’olio, vengono creati, grazie anche a quest’ultimo, infiniti prodotti che rappresentano la Rossano che abbiamo, dai salumi ai prodotti caseari. Ovviamente non tutti questi prodotti hanno bisogno dell’utilizzo dell’olio, perché la maggior parte sono prodotti con un elemento molto importante e difficile da reperire: il tempo, ovverosia la stagionatura. Questa si attua in determinati ambienti, freschi e privi della luce del sole, cosicché possano ottenere un sapore sempre migliore e una conservazione più lunga. Ma uno dei prodotti tipici più importanti che prevede l’utilizzo dell’olio è la sardella, letteralmente “un pesciolino piccolino da spalmare sul pane” (fantastica espressione), definita il Caviale del Sud ed esportata in tutto il mondo. La qualità di questi prodotti, però, sono direttamente proporzionali alla qualità del lavoro che viene impiegato? Direi di no, dato che tutti i produttori di ricotte, formaggi, salumi e sardella, non vivono purtroppo nel migliore dei modi, anzi.
Rossano, città che però, oltre a produrre beni alimentari, fabbrica anche beni fatti di parole, immagini, suoni e tradizioni: un turismo naturale, storico e monumentale. Città bizantina per eccellenza, la Ravenna del Sud, la capitale bizantina del medioevo, dovrebbe accogliere ogni anno d’estate migliaia di ospiti stranieri e nazionali da ogni parte del mondo grazie al suo mare, alla sua montagna e al suo centro storico tutti perfettamente coalizzati fra loro e raggiungibili in pochi minuti di automobile. Ma questa cosa accade? Decisamente no! Manca l’organizzazione o forse mancano i fondi monetari da poter investire in questo argomento? Diciamo l’uno e l’altro. Basti pensare al fatto che ogni settimana arrivano all’Acquaparck duemila turisti; e perché queste persone nel borgo di Rossano non si vedono mai? Forse è mancanza di impostazione di lavoro, ma forse è anche un discorso che agli imprenditori va bene così, e perché fare dell’altro?
Ma con tutte queste affermazioni, Rossano… può credere in un futuro?
di Raffaele Rodolfo Converso
Art. 11 della Costituzione Italiana.. Anche io rifiuto la guerra...
Eee...cooo''...liii vaaa...
I patat e Roro' ....ti mang' com Vo'...
Dalle Vigne di Ciro'...nasce il vino Roro'...
ma u nnè ca lor su tropp campion, e ij sign tropp scars...
Bella storia raga’’!!!
Eeiii chiii Flassshhh!!!
Va rumpt u cul a 3molantt’’...
Vooo Regnarr'''...
Wagnuu' u vin u port' ijj.. " koo kiovisssaa"..